Papà, che cos’è il futuro?

Leo comincia a farsi domande che a quattro anni e altrettanti mesi io non credo di essermi mai fatto.

Una decina di giorni fa mi ha chiesto: papà, che cos’è il futuro?

Io, che faccio fatica a fare i conti con il mio passato, gli ho dato la risposta più politicamente corretta che potevo e ne ho fatta tutta una questione di cose ancora da fare, di cose buone da mangiare non ancora provate, di vacanze al mare e così via.

Stasera, tra un colpo di tosse e l’altro, mi ha chiesto: ma come avete fatto a farmi con le ossa e tutto? Segno che il confronto con Marlene gli sta dando la misura – e forse la vertigine – dello scorrere del tempo e di quel suo superpotere che gli permette di trasformare le cose facendole diventare sempre più grandi. Almeno dal suo punto di vista funziona proprio così.

Ora che ci ripenso qualche giorno fa se n’è uscito con un’altra domanda dello stesso calibro: papà, ma quando finiscono i compleanni? Gli ho chiesto di spiegarsi meglio e lui ha cominciato a contarmi i suoi prossimi compleanni: cinque anni, sei anni, sette anni… ma quando finiscono? Non si può diventare sempre più giganti altrimenti si esplode come un missile – adora lo spazio, i missili e le astronavi il maschietto.

Gli ho spiegato che si diventa sempre più grandi d’età ma non nelle dimensioni, anche se sì, è vero che il papà è un po’ ciccione ma che adesso se ne andrà in giro con i roller e tornerà bello e in forma come prima.

Che si diventa ragazzi, adulti e poi vecchi – ma questo quando avrai cento anni, amore mio, adesso sei il mio bambino piccolo e lo rimarrai per moltissimi anni ancora e quindi non ci devi pensare.

Mi sto rincoglionendo come tutti i genitori quando cominciano a capire che un figlio non sarà sempre il tuo bambino piccolo piccolo, la creatura calda e morbida che ti hanno posato sul petto nudo pochi secondi dopo essere venuta al mondo e che poi ti terrai sul petto per sempre, ogni istante di ogni giorno trascorso vicino o lontano non avrà alcuna importanza.

Che cos’è il futuro? Non ne ho la più pallida idea, Leo…

Credo che non ne esista uno solo ma che ognuno abbia il suo. Secondo me il futuro è un posto speciale che ancora non c’è e che prima o poi troveremo. O costruiremo.

Magari insieme, come stiamo facendo ora.

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