5 buone ragioni per preferire un server dedicato al cloud

Se sei il titolare o il manager di un’azienda che gestisce molti siti web oppure pochi ma di grandissima importanza per la tua attività, allora devi leggere attentamente questo post.

Chiariamo subito una cosa: io sono di parte.

Sono di parte perché tra le aziende del mio gruppo ce n’è una che si occupa proprio di realizzare, configurare, ottimizzare e proteggere server Linux ad alte prestazioni. Server dedicati, insomma. Un’azienda che nel momento in cui scrivo gestisce un centinaio di server dislocati principalmente in Europa, Cina e Stati Uniti.

Sono di parte, dicevo, ma sono anche un esperto nel mio settore: in oltre vent’anni di attività ho gestito personalmente almeno 300 server Linux di ogni ordine e grado di complessità.

E ovviamente conosco bene tutte le più importanti soluzioni cloud sul mercato.

Quello che sto per scrivere è quindi il risultato di una lunga esperienza e vuole fornire uno spunto di riflessione a chi, come me, non condivide la corsa al cloud degli ultimi anni. Motivatissima in alcuni casi, ma in molti altri assolutamente no.

Ecco quindi quali sono, a mio insindacabile parere, le 5 ragioni per cui vale la pena preferire un server dedicato al cloud.

1. Crollo delle competenze IT

Quando ho cominciato a lavorare nell’IT esistevano due scuole di pensiero dominanti: quella più corporate legata ai grandi monopolisti – Microsoft, Oracle, IBM, etc. – e il nascente esercito dei sysadmin indipendenti, capaci di costruirsi tutto da soli e fortemente contrari a qualsiasi tipo di licenza proprietaria o certificazione.

Non è una mia opinione il fatto che sono stati questi ultimi a costruire la Rete degli anni d’oro e a permettere a Internet di raggiungere il livello di popolarità che ha poi acceso le micce della New Economy.

Le aziende che si affacciavano allora sul web erano governate da gente skillatissima della seconda specie. Tutti i grandi progetti, specialmente quelli più visionari e innovativi, venivano lanciati da piccoli team con forti competenze – spesso maturate da assoluti autodidatti – e una completa autonomia: hardware, sistemi operativi e software venivano prodotti in casa, rapidamente e con un livello di customizzazione ineguagliabili.

Oggi molte aziende hanno ceduto completamente il controllo di infrastruttura e tecnologie a terze parti e si sono convinte che la conoscenza delle specifiche tecniche indicate dal fornitore di servizi cloud sia una sorta di competenza IT 2.0… ma non è così!

Il risultato di tanti anni di cloud ha prodotto una generazione di tecnici tecnicamente impreparati, i cui punti deboli saltano fuori tutti insieme nei momenti più critici: attacchi informatici, conflitti software, obsolescenza del codice, integrazione di sistemi, etc.

Di fronte ad un qualsiasi problema minimamente complesso il titolare è costretto a ricorrere a personale esterno. E questo non va per niente bene!

Tornare ai server dedicati costringe il reparto IT a giocare a carte scoperte e a dimostrare tutta la propria preparazione. Oppure, volendola prendere per il verso giusto, permette al reparto IT di dimostrare la propria centralità in azienda.

2. Costi più elevati

Possono dirmi quello che vogliono i marketing men delle varie aziende che forniscono servizi cloud, ma a parità di performance loro sono molto, molto, molto più cari.

Per i nostri clienti abbiamo fatto più volte tentativi di confronto tra i costi del cloud e quelli di un server dedicato e in tutti i casi tra le due soluzioni c’erano differenze abissali.

Vi faccio un esempio banale… Per un nuovo progetto editoriale abbiamo allestito un cluster di due server dedicati con buone caratteristiche:

  • 256GB RAM
  • 2x240GB dischi SSD in RAID1
  • Processore Intel Xeon Hexa-Core
  • 30 TB di traffico mensile compresi
  • Firewall dedicato
  • assistenza 24/7/365

Ebbene, ognuna delle due macchine costa al nostro cliente poco più di 180,00 EURO / mese compresi i servizi di assistenza e di manutenzione ordinaria. Per avere qualcosa di paragonabile ad un server del genere in cloud avrebbero speso almeno il triplo! E senza qualcuno con cui confrontarsi personalmente in caso di problemi.

Se pensate che una web agency può ospitare serenamente oltre 1000 siti WordPress su una macchina del genere avete un’idea chiara di quanto sia economicamente vantaggioso dotarsi di un server dedicato.

3. Mancanza di flessibilità e forti limitazioni

Alcuni dei miei colleghi sono in realtà rivenditori di soluzioni chiuse, di cui conoscono solo superficialmente l’architettura avendola “imparata” dalle istruzioni scritte accanto ai vari pulsanti del gestionale che utilizzano: CPanel, Plesk, etc.

Lo dico con una certa dose di sarcasmo, ma credetemi che spesso è davvero così.

Questa superficialità nelle competenze legate all’architettura porta alla peggiore risposta che si possa dare ad un cliente:

“Non si può fare”

Ma signori… il concetto di “non si può fare” non esiste proprio in ambito informatico, la risposta più sincera sarebbe una delle due:

  • io non lo so fare
  • le tecnologie che io ho adottato non lo permettono

Qualche giorno fa un cliente ci ha contattato aprendo un ticket nel nostro CRM. La sua esigenza era inizialmente piuttosto confusa ma in un paio di botta e risposta siamo riusciti a capire che aveva bisogno di almeno 3 versioni PHP extra oltre a quella di default montata sul suo server.

Tralasciando il fatto che la richiesta sia più o meno assurda, con un intervento di due sole ore ed un costo decisamente contenuto il cliente è stato accontentato ed ora può ospitare le vecchie applicazioni web che richiedevano quelle specifiche versioni di PHP.

Trovatemi una soluzione cloud che permetta una flessibilità ed un livello di personalizzazione del genere – e che non costi una fortuna…

4. Assistenza tecnica molto limitata o costosa

Un server dedicato viene sempre affidato ad uno o più sysadmin ben definiti, un team di umani che si prendono cura della sua protezione e manutenzione.

Mi riferisco ovviamente ai server forniti da società specializzate di piccole dimensioni, non alle soluzioni bulk fornite da multinazionali con decine di migliaia di clienti e centinaia di richieste di assistenza al giorno.

Sia per i server dedicati che per il cloud la manutenzione ordinaria e straordinaria dovrebbero essere sempre comprese nei canoni del contratto di noleggio che si sottoscrive e non gravare direttamente sul cliente.

Ma ottenere assistenza tecnica non significa sempre e solo richiedere un intervento per malfunzionamenti, significa piuttosto avere a propria disposizione qualcuno a cui rivolgersi per ottenere supporto e informazioni anche solo nella scelta o nella configurazione di un software.

E’ chiaro che il modello stesso del cloud prevede il massimo grado di automazione possibile e punta quindi a minimizzare le interazioni con il supporto tecnico: non esiste un sysadmin del tuo servizio cloud per il semplice fatto che il cloud non individua in maniera precisa e indipendente un tuo spazio circoscritto.

Il cloud è principalmente un modello di business accentratore, sotto tutti i punti di vista, ed è fortemente orientato all’abbattimento dei costi. A vantaggio dell’azienda che lo eroga, ovviamente, non del cliente finale.

Ecco perché l’assistenza tecnica è spesso molto limitata oppure costosa.

5. Potenziale dispersione di dati aziendali (anche) a vantaggio dei tuoi competitor

Entriamo qui in un pericoloso campo minato in cui è proibito fare nomi o indicare casi reali, ma una delle ragioni più importanti per preferire un server dedicato al cloud è la protezione dei dati aziendali contro la loro potenziale dispersione.

Molte delle aziende che offrono servizi in cloud oggi provengono da ambiti che niente hanno a che fare con hosting e housing, lo avrete sicuramente notato.

Si tratta di enormi realtà proprietarie di servizi di dimensione globale che occupano di fatto posizioni di monopolio nella gestione delle informazioni e sono nei loro rispettivi ambiti inscalfibili e inamovibili.

Mhm… non so più a quale altro eufemismo ricorrere per alludere alle big company che gestiscono il business più remunerativo e pericoloso – dopo il narcotraffico – nella storia moderna: la raccolta, l’analisi e sempre più spesso la manipolazione dei big data.

La giustificazione ufficiale per avere invaso il mondo dell’IT e fatto migrare migliaia di aziende verso le loro soluzioni cloud è sempre la stessa: abbiamo bisogno di enormi data center in tutto il mondo e aprendo le nostre infrastrutture alle aziende otteniamo un forte abbattimento dei costi.

Ma, secondo voi, regge questa motivazione? Perché allora non lo hanno fatto, prima di loro, le multinazionali dell’automotive, per fare solo un esempio?

Non aggiungo altro, ma ti faccio una domanda provocatoria: se in un qualsiasi modo grazie ai dati che ospiti in cloud e ai contenuti che scambi in rete attraverso i servizi in cloud aiuti una società di profilazione ad individuare un preciso bacino di potenziali clienti perfetto per il tuo business cosa credi che ne faccia poi la stessa società di profilazione?

Cercherà di venderli a chiunque sia disposto a pagarli per ottenere risultati commerciali, il che significa che potrà venderli a te come al tuo competitor.

Al tuo competitor. Partendo dai tuoi dati.

(In)concludendo

Questo non vuole essere un documento tecnico che risolve definitivamente l’annosa questione di cosa sia meglio scegliere tra server dedicati e cloud. Avevo in testa da tempo l’idea di mettere nero su bianco almeno queste 5 ragioni fondamentali che mi fanno propendere per i primi e così ho fatto.

Perché anche se si tratta di 5 argomenti semplici e piuttosto conosciuti, ho il sospetto che qualcuno dopo averli letti ne rimarrà sorpreso e comincerà ad approfondire per saperne di più.

E saperne di più – soprattutto su questi argomenti – è sempre una gran bella cosa, fidatevi!

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