Mamma, ho perso le mie radici giudaico-cristiane!

Sono nato nel 1971. Questo significa che la mia infanzia si è svolta principalmente negli anni settanta. Gli anni di piombo, quelli del terrorismo di Stato camuffato da minaccia eversiva.

La mia educazione primaria ha risentito per forza di cose del clima di tensione che si respirava in quegli anni. All’asilo e alle elementari col grembiulino nero, la maestra unica che salutavi alzandoti in piedi e l’ora di religione a scuola, i pomeriggi di religione all’oratorio, interi fine settimana di religione tra messa, catechismo e di nuovo oratorio. Sono cresciuto in provincia: l’alternativa era il bar dello Sport. La Casa del Popolo da noi mica c’era.

Immerso in un clima formalmente repressivo, fondato sul senso di colpa e sull’ignoranza – lo scrivo con un’accezione quasi positiva, certa ignoranza fa benissimo all’anima – l’epoca eroica della.mia prima infanzia  è trascorsa così, tra preghiere della sera e rossori di vergogna.

Ma ci arrivava anche un bambino che qualcosa non funzionava in tutta quella bella finzione, prima fra tutte l’ipocrisia di chi sventolava la bandiera della fede e poi si faceva gli stracazzi suoi con una disinvoltura imbarazzante, ma tipica – lo avrei capito poi – di quella razza di persone.

Quindi, a parte la mia formazione elementare da dove ho poi attinto per farmi uno straccio di idea del mondo?

Dai libri e dalla televisione, è chiaro.

Leggevo molto, ma ero anche un divoratore di televisione. Devo ammettere che ancora oggi molte nozioni anche complesse mi provengono da lontanissime esperienze televisive. A sei o sette anni alternavo già ai cartoni animati le trasmissioni di “Spazio Libero, i programmi dell’accesso”. Mi attiravano in maniera irresistibile le trasmissioni divulgative di sociologia e psicologia, roba all’acqua di rose per il telespettatore (poco più che) medio, ma un vero lunapark mentale per un bambino curioso!

Ma la meglio l’hanno avuta i telefilm americani, i cartoni di Walt Disney, i vecchi musical hollywoodiani di trent’anni prima: noi bambini di quegli anni venivamo quotidianamente sommersi da un fiume in piena di contenuti made in USA, soprattutto dalla nascente tv privata del buon vecchio Silvio Berlusconi.

Poi ho studiato, seguendo il corso disordinato e impetuoso delle mie curiosità – una vera e propria fame bulimica che continua a divorarmi tutt’ora, grazie al cielo! E studiando ho conosciuto anche la cultura giudaico-cristiana, di cui ultimamente ci si riempie tanto/troppo la bocca. E sottolineo: anche.

In tutto questo, dove starebbero le mie presunte radici  giudaico-cristiane? Io trovo che nelle vite di quelli della mia generazione abbia giocato un ruolo nettamente piu decisivo la cultura anglosassone nella sua variante pop nordamericana, il mondo se vogliamo semplificato, magari anche manicheista ma pur sempre intriso fino al midollo del concetto di libertà individuale che ci hanno trasmesso i media di quegli anni. Gli anni che davano inizio all’edonismo reaganiano, come lo chiamava allora  – con disprezzo – l’unico tra i miei amici che avesse un qualcosa di militante.

Insomma, la storia delle radici giudaico-cristiane è un’invenzione che non sta né in cielo né in terra e che dubito possa essere presa sul serio dagli stessi personaggi che la professano.

Che ci piaccia o no, culturalmente parlando siamo tutti un po’ nordamericani… Magari lo siamo in maniera imperfetta e lo diventeremo sempre più marcatamente in un futuro prossimo venturo. Ma come si può negare qualcosa di così evidente?

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