Commodore 64, il computer più venduto del mondo

Io che del Commodore 64 sono figlio non posso che riprodurre qui con somma soddisfazione un articolo del Messaggero in cui sono incappato oggi. Poi uno si domanda perché io prediliga lavorare da linea di comando piuttosto che con una qualsiasi interfaccia grafica. La mia dolce metà dice che i numerini verdi prima o poi mi faranno impazzire, e che finire in un plastico di Porta a Porta è il destino di quasi tutti i consulenti informatici. Che abbia ragione lei? Non lo so. E poi adesso non ho tempo per pensare a queste cose: devo tornare ai miei numerini verdi…

Il Commodore 64 è molto più di un computer. Lo sanno i milioni di appassionati che, in tutto il mondo, ricordano con nostalgia la familiare macchina di colore beige, che fece il suo ingresso nel mercato americano alla fine del 1982 per poi conoscere una rapida diffusione anche nel Vecchio Continente. Navigando in rete si scopre che tanti di quei ragazzi degli anni Ottanta, che magari avevano convinto i propri genitori ad acquistare il C64 a rate, ancora oggi hanno impresso nella mente ogni dettaglio dell’affascinante macchina: dai suoi giochi storici come Super Mario ai comandi in linguaggio Basic come il “SYS64738”, diventato oggi nickname prediletto degli internauti più nostalgici.

Un computer da Guinness. Il C64, che lunedì compie 25 anni, resiste ancora nel Guinness dei primati come il computer più venduto della storia: 17 milioni di pezzi acquistati in tutto il mondo. «Fu davvero il computer adatto per quei tempi», ha spiegato Jack Tramiel, fondatore della Commodore e padre del C64, un polacco trasferitosi negli Usa dopo la seconda guerra mondiale e che prima di creare il suo gioiello riparava macchine per scrivere, che lunedì inaugurerà a Mountain View (in California) un museo dedicato al suo gioiello, per festeggiarne il quarto di secolo.

L’informatica a portata di tutti. Con una memoria di 64 Kilobytes (enorme per quell’epoca ma irrisoria se paragonata, oggi, a quella di un qualsiasi dispositivo elettronico) e un costo di 595 dollari (660mila lire in Italia), il C64 si presentava come il computer per le famiglie. Il prezzo, per molti ancora proibitivo, era tuttavia competitivo rispetto a quello dei computer già presenti sul mercato come l’Atari, che costava il triplo. A corredare la macchina c’era poi un catalogo di diecimila programmi, tra i quali tanti giochi ancora oggi famosi. Ma la forza del C64 era anche quella di utilizzare un linguaggio, il Basic, che consentiva di creare programmi in autonomia. La carriera di tanti programmatori, anche italiani, iniziò così con la creazione di giochi per il C64.

La conquista del mercato. Venduto nei grandi magazzini, nei discount e nei negozi di giocattoli, il Commodor 64 conquistò presto il mercato. A renderlo vincente era anche la semplicità di utilizzo, di gran lunga superiore rispetto a quella dei suoi predecessori (il PET e il VIC-20) e dei computer concorrenti. Inoltre, nel 1983 la Commodore offrì negli Stati Uniti un incentivo di 100 dollari per l’acquisto di un C64 ritirando un qualsiasi computer o una console per videogiochi. Tattica che fece schizzare ulteriormente le vendite, arrivate a 10 milioni di macchine già nel 1986.

Cassette e Floppy disk. La sola memoria disponibile inizialmente per il C64 era quella a cassette magnetiche, le comuni cassette audio. L’unità a cassette (Datassette C2N) era però piuttosto lenta: se non era ben pulita poteva capitare, dopo lunghe attese, di veder comparire sullo schermo la scritta Load error, un errore nel caricamento che obbligava a ripetere l’intera procedura. Dal Datassette si passò poi al floppy disk drive 1541, che rendeva possibile formattare un floppy e, nello stesso tempo, continuare a scrivere il proprio programma. Il tutto sembra ovviamente obsoleto rispetto alle moderne tecniche di memoria. Ma erano anche la manualità e i piccoli intoppi a rendere magico l’utilizzo del C64. Lo ricordano per questo con nostalgia artisti come gli Articolo 31 nel brano C64 vs Pc (2003): «Lo attaccavi al televisore ore e ore a caricare giochi dal registratore. La grafica mancava di definizione, ma la sostituiva l’immaginazione».

Siti, fan club e C64 Orchestra. La nostalgia del Commodore 64 è forte ancora oggi; sono migliaia, in rete, i siti e i fan club dedicati alla macchina, tra i quali Commodore 64 Italia, Ready64 e C64. Quasi tutti i giochi del Commodore sono inoltre disponibili, ancora oggi, grazie a emulatori che permettono di farli girare anche sulle macchine moderne. Tra i più conosciuti Vice, Power64. Copie, che il sito sostiene autorizzate, di giochi originali inglesi, si trovano invece su edicola 64.

La voce del Commodore. E c’è anche chi ha fatto del Commodore 64, grazie all’avanzato chip sonoro installato, una vera e propria arte: un gruppo rock danese, i Press play on tape, formato da sei ingegneri elettronici, usa le basi musicali dei giochi per le proprie canzoni. Mentre Rob Kramer, un musicista olandese, nel 2006 ha fondato una vera e propria orchestra: «Le musiche dei giochi del Commodore 64 erano ipnotiche e piene di tensione – ha spiegato – ti rimanevano in testa indelebilmente. Così mi è venuto in mente di creare un’orchestra che le suonasse». La “C64 Orchestra” è oggi una realtà: dodici elementi che si esibiscono regolarmente a festival musicali e rassegne suonando composizioni basate sulle musiche dei giochi (alcuni dei maggiori successi si possono ascoltare su MySpace, con titoli come Commando o International Karate.

Fonte: https://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=14828&sez=HOME_SCIENZA
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