Ancora polemiche sul Nanga Parbat

Questa mattina ho letto con un certo stupore lo sfogo di Agostino Da Polenza pubblicato su Montagna.TV perché ero ormai certo che il carosello delle polemiche divampate durante e dopo il recupero di Walter e Simon dal Nanga Parbat si fosse definitivamente esaurito. L’editoriale di Aldo Grasso intitolato “Diretta sulla Morte” e pubblicato sull’ultimo numero di Magazine in effetti non aggiunge né toglie nulla a quanto si è già letto sui drammatici eventi dello scorso luglio. Sembra al contrario il frutto di una riflessione troppo tardiva per essere del tutto sincera, specie se si considera la scontatezza della tesi di Grasso: il salvataggio di luglio sarebbe un evento confezionato ad hoc dai media per il semplice fatto che i media se ne sono occupati ampiamente. Grasso allude, come già altri molto prima di lui, al fatto che l’invio dell’elicottero non fosse motivato da una effettiva necessità, ma piuttosto dal bisogno di rendere ancora più spettacolare il rientro di Walter e Simon.

Per documentare il suo pensiero Grasso riporta poche frasi tratte dal diario che gli stessi sopravvissuti hanno consegnato alla Redazione del Corriere della Sera, subito dopo il loro rientro in Italia. Passaggi in cui i due alpinisti si interrogano brevemente su una frase di Da Polenza che li invitava a mantenere contatti frequenti con l’unità di crisi perché “i media vogliono sapere”. È vero, la frase ammette più interpretazioni, specie se si ignora o si decide di ignorare il contesto che l’ha prodotta. In quei giorni la sede del Comitato EV-K2-CNR era letterelmente assediata da troupe televisive che bivaccavano dentro e fuori le stanze in cui era allestita la postazione informatica collegata alla stazione ABC-Pyramid. Non è difficile capire quindi la pressione a cui tutta la squadra bergamasca era sottoposta, compreso Da Polenza che ha diretto l’intera operazione. Sia lui che molti elementi del suo staff hanno interrotto per oltre una settimana qualsiasi altra attività per occuparsi delle operazioni di salvataggio, lavorando anche durante i week end con turni che li vedeva impegnati dall’alba a notte fonda. La frase “i media vogliono sapere” non significa quindi “sorridete che c’è la televisione”, come sembra voler intendere Grasso, ma piuttosto “coraggio ragazzi, non siete soli, qui tutti vogliono sapere di voi e vi aspettano, state tranquilli: stiamo arrivando. Forse Grasso non considera che quella frase non era rivolta a due aspiranti veline, ma a due uomini dispersi da giorni in un deserto infinito di ghiaccio che aveva inghiottito per sempre l’amico Karl Unterkircher.

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