10 anni di Linux!

10 anni di LinuxOra vi racconto qualcosa che mi riguarda. Per vari motivi – ma principalmente per mancanza di tempo – lo faccio molto raramente, anche tra queste pagine disordinate che dovrebbero in qualche modo parlare di me.

Dieci anni fa lavoravo per una società di Milano con la mansione di consulente informatico da piazzare in outsourcing presso loro clienti. Mi occupavo principalmente di progettazione di interfacce e sviluppo in Visual C++ e avevo seguito una serie di progetti molto interessanti per l’epoca, seguendo dalla A alla Z la realizzazione di una soluzione client-server che sfruttava appieno le funzionalità più avanzate di quello che ai tempi era il migliore database disponibile sul mercato: Oracle.

Insomma, lavoravo con quelle erano considerate allora tecnologie eccellenti, molto richieste dai cacciatori di testa della stramaledetta New Economy. Per me era la naturale conclusione di un lungo percorso: in un modo o nell’altro avevo sempre coltivato – parallelamente agli studi scientifici e umanistici – la mia passione per l’informatica, sin dal primo esordio sul mitico Commodore 64 che ricevetti in regalo nel 1986, anni luce fa. Gli amici lo usavano solo per giocare, per me il divertimento stava invece nella realizzazione di semplici programmi in CBM Basic. Avevo subito il fascino di War Games, come qualsiasi altro maschietto della mia generazione.

Bando alle ciance. Un pomeriggio, rientrando in azienda, ho trovato uno dei miei colleghi alle prese con l’installazione di una fiammante Slackware Linux su uno dei PC di test che ci avevano messo a disposizione. Avevo sentito parlare di Linux in numerose occasioni, ma non avevo mai avuto una vera ragione per provarlo. Credevo in fondo non fosse altro che una variante di UNIX, sistema operativo che nel 1999 non esercitava più un grandissimo fascino. Abbiamo passato insieme il resto del pomeriggio a provare quella che poi, per molti anni a seguire, sarebbe diventata la mia distribuzione server di riferimento. I problemi allora erano ancora davvero tanti, almeno in ambito desktop. Il primo kernel Linux che ricompilai un numero spropositato di volte fu proprio il 2.2.6 della Slackware 4.0.

Sull’onda dell’entusiasmo per i risultati che ottenni immediatamente in ambito server, pochi mesi dopo imposi a me stesso di utilizzare Linux sul mio portatile anche per i task di ogni giorno. Il leitmotiv che impazzava sui vari forum che si occupavano del pinguino era allora una sorta di chiamata alle armi che invitava i più coraggiosi ad abbandonare Windows e adottare Linux anche per le normali attività, sia a casa che in ufficio. Questo non per una sorta di presa di posizione ideologica, ma perché era – ne sono convinto tutt’ora – l’unico vero modo per migliorare l’usabilità del sistema operativo: solo l’utilizzo quotidiano da parte di decine di migliaia di beta-tester molto competenti in tutto il mondo avrebbe potuto plasmare e migliorare Linux, rimuovendone progressivamente tutti gli handicap che gli impedivano di competere seriamente con gli altri sistemi operativi commerciali. E così avvenne… caspita se avvenne!

Le conseguenze positive di questa scelta sono state immediate. Per anni mi sono ritrovato a lavorare 8~12 ore al giorno con un sistema operativo via via sempre meno zoppicante. E quando zoppicava ci mettevo mano, mi documentavo, patchavo, segnalavo, reinstallavo, modificavo… e ad ogni intervento le competenze mie e di chi mi lavorava accanto crescevano progressivamente. Quella che per qualsiasi utente finale sarebbe stata una inaccettabile jattura era per noi una palestra di formazione continua.

Sono partito dal Slackware, che ho utilizzato per anni sui miei server insieme a FreeBSD, per passare attraverso Mandrake (ora Mandriva), SuSE (ora OpenSuse), RedHat, Fedora, CentOS, Knoppix, Ubuntu e altre che sicuramente ho dimenticato. Per approdare, come ben sa chi mi conosce, a Debian GNU/Linux, scelta che considero per il momento irrinunciabile e priva di vere alternative (ad esclusione di FreeBSD, che però non è Linux).

Sono passati dieci anni, durante i quali ho visto crescere esponenzialmente il pinguino e diffondersi davvero ovunque, migliorare e raffinarsi costantemente anche in ambito aziendale, soprattutto grazie all’intervento di colossi come Sun e Novell, oltre che – ci mancherebbe altro – allo sforzo sovrumano di un oceano sconfinato di tecnici e appassionati con i contro-torroni, la cosiddetta community.

Per me ora Linux non è soltanto uno strumento di lavoro: è il mio lavoro. Un lavoro che non cambierei per nulla al mondo e che è destinato a crescere sempre più esponenzialmente, come l’esperienza di chi lo ha abbracciato quando ancora lo scetticismo attorno al suo futuro dominava il nostro ambiente.

Caspita… dieci anni di Linux. Chi lo avrebbe mai detto? Io, senz’altro… 🙂

Condivido

Leave a comment